Marcello goes to Lindulla, Sri Lanka
AIPC Magazine 7(4): 4-16 (2004).

Epoca dei fatti: 17 marzo 2004 - 12 giugno 2004.
A giugno scattai molte foto, le trovate sul mio Flickr.

Dopo i due mesi in Thailandia, come se non ne avessi avuto abbastanza delle scomodità, il 17 marzo 2004 sono corso nello Sri Lanka, a lavorare per tre mesi per Robert Cantley a Borneo Exotics. Si tratta del più grande vivaio di Nepenthes sul globo terracqueo. Ma è anche molto più di questo. Borneo Exotics è un sogno, un'idea, un progetto. Molti vivai in tutto il mondo, come California Carnivores, Cantharifera, Black Jungle e Dangerous Plants, fanno da distributori per Robert e Diana (la compagna di Rob). E così quelle specie che una volta erano vendute da pochi vivai ad altrettanto pochi collezionisti, stanno pian piano diventando più disponibili e meno costose, e corrono sempre meno il rischio di estinguersi nel loro ambiente naturale. Quest'ultimo infatti è uno dei principali obbiettivi di questa azienda: la conservazione. Molte specie di Nepenthes sono oggi quasi estinte a causa della deforestazione e della raccolta illegale. Borneo Exotics raccoglie e seleziona cloni con tanto di codice che ne indica la provenienza esatta. Quando e se queste specie saranno estinte, potranno essere reintrodotte in natura. Nel frattempo, la disponibilità di specie rare a un prezzo basso ne renderà inutile la raccolta illegale. Il modo perfetto per ricambiare queste piante di tutta la felicità che ci danno.

Non c'è bisogno di dirvi che esperienza fantastica sia stata non solo conoscere Robert (che tanto per dire ha cominciato a esportare Nepenthes trent'anni fa, ed è lui che ha spiegato ad Adrian Slack come si coltivano, visto che il celebre autore al tempo non ne sapeva quasi nulla ed era in cerca di informazioni per il suo libro), ma soprattutto conoscere le sue centinaia di piante e poterle coltivare e accudire. Chi coltiva Nepenthes sa quanto ogni singolo esemplare sia diverso dall'altro e quanto possa essere utile sentire le esperienze degli altri coltivatori, vedere piante diverse crescere in posti diversi e così via. Quindi figuratevi i vantaggi che porta l'avere a disposizione non una N. rajah, ma tremila. Purtroppo, prima dei vantaggi, ho goduto del mal di testa dovuto al sovraccarico. Se infatti di solito perdo il sonno sulla nuova fogliolina di una pianta che è più piccola della precedente e ne voglio capire il motivo, in questo caso mi ci è voluta una settimana solo per avere un'idea di che piante avevo intorno e di come venivano coltivate. Tuttora, dopo tre mesi, sto cercando di risolvere i problemi che alcuni tra le centinaia di esemplari di ognuna di queste ottanta specie presentano. Un esercizio mentale non da poco. Ma cominciamo dall'inizio.

Arrivato all'aeroporto di Colombo, sono stato portato in macchina da un autista al vivaio di Thalawatugoda. Questo è il vivaio lowland, dove le specie di pianura vengono coltivate in un clima tropicale, caldo e umido (temperatura media 37°C, umidità 70%). Ho avuto il piacere di constatare che dall'aeroporto fino al vivaio non c'è l'ombra di un marciapiede. Tutti guidano come dei matti e gli autobus sono i peggiori. Ci sono molti cani randagi, come in Thailandia, e la città è abbastanza sporca e disordinata, con un aspetto "distrutto" peggio di Bangkok, anche se manca la puzza tipica di quest'ultima (in compenso qui gli scarafaggi possono pure volare). Ma non mi importava molto, io aspettavo solo di vedere le piante. Al vivaio, ho salutato i cani di Rob (i padroni di casa al momento erano assenti), mi sono fatto una doccia e ho chiesto subito di vedere le serre. Ci sono quattro serre, che insieme occupano uno spazio pari a quattro volte il vivaio Piante Esotiche Marsure di Furio e Lilli. Grandi spazi vengono occupati da varietà di N. rafflesiana e N. ampullaria. Poi ci sono tutte le altre specie di pianura, che non posso certo mettermi a elencare, spero che le foto siano abbastanza esplicative. Cosa mi ha impressionato? Una N. bicalcarata adulta (una bestia incredibile, alta tre metri, con foglie lunghe un metro e un fusto di 3 cm di diametro, pensateci se la comprate e non avete una serra), i vasoni di N. ampullaria rossa coperti di trappole alla base, le infinite variazioni di N. rafflesiana e le numerose piante coltivate all'aperto, per terra, nell'argilla e in pieno sole (N. khasiana, N. mirabilis, N. ampullaria, N. rafflesiana e N. gracilis, tutte alte dai due ai quattro metri). Anche se tutte le piante sono adulte e superano almeno i 10-15 cm di diametro, non tutte sono extra-large, quindi non ho potuto vedere enormi N. northiana o N. merrilliana, specie molto richieste. Infatti, come mi hanno fatto notare, appena le piante raggiungono la dimensione adatta e sono di buona qualità, vengono vendute. Quindi, in un certo senso, quello che resta nel vivaio sono gli avanzi. Fanno eccezione alcuni esemplari che vengono fatti crescere fino alla fioritura per ottenere semi della stessa specie (e quindi cloni diversi) o ibridi. Nel vivaio lowland lavorano quindici persone, provenienti da un villaggio adiacente.
Nello Sri Lanka è ancora possibile respirare l'atmosfera coloniale. Per me è stato piacevole. Mi astengo da ogni giudizio morale, ma ci si abitua facilmente a essere chiamati sir dai membri dello staff, a essere serviti e riveriti in tutto, dal tè delle cinque al lavaggio biancheria, dall'autista che ti porta ovunque al ragazzo che imbusta la merce al supermercato. Tutto costa molto poco e gli stranieri sono abituati ad avere a disposizione tre o quattro servitori che per due dollari al giorno fanno quello che vuoi. Tuttavia, non sono solo i prezzi bassi a invogliare gli occidentali a perseguire questo stile di vita, ma anche il tentativo di estraniarsi dalla vita che fanno i locali, nella più misera e temibile povertà.

Tornando alle piante, quelle più eccezionali dovevo ancora vederle, quelle specie di montagna che sono tanto incredibili a vedersi quanto lente e difficili da coltivare. Dopo aver passato un paio di giorni a Thalawatugoda, rinvasando e appendendo N. ampullaria, io e Diana siamo andati al vivaio highland, in quel di Lindulla, a quattro ore di macchina sulle montagne. Lì il clima è più piacevole, di giorno intorno ai 25°C e di notte sui 10°C. Finalmente ho incontrato il mio eroe, Rob. Abbiamo fatto un giro delle serre, una (circa il doppio di quella di Furio) contiene la sua collezione privata. Qui si trova l'esemplare migliore di tutte le specie che vengono coltivate nel vivaio. Anche in questo caso, quel che si vuole ottenere è la fioritura e di conseguenza i semi della stessa specie o di ibridi che vengano dalle piante migliori. Le parole non sono abbastanza per descrivere quella mostruosa N. truncata, quella meravigliosa N. burbidgeae, quell'aggressiva N. hamata, quell'accattivante N. spathulata, quelle N. veitchii, le N. sanguinea dall'arancione al rosso scuro, gli ascidi come botti della N. sibuyanensis, la N. petiolata di cui tanto avevo sentito parlare, gli impressionanti filamenti sotto l'opercolo della N. lowii, e una sfilza di piante simili fra loro che credo siano N. ovata, N. diatas, N. carunculata, N. bongso, N. densiflora e compagnia bella. Ma credo che mostrare le foto sia la cosa migliore, e in fondo la parte più interessante dell'articolo. Rob mi dice che in questa serra potrebbe passarci la notte, solo guardando le piante e bevendo qualche birra in compagnia. A chi lo dice! Poi siamo andati nell'altra serra, cinque volte quella di Furio, dove vengono coltivate le piante da quando escono dalla fiasca a quando sono extra-large. Dopo aver visto le piante più belle nella serra precedente, queste quasi non mi facevano effetto, vedevo solo migliaia di vasetti e cartellini bianchi con delle piantine dentro. Così si è fatta sera, mi è stata mostrata la mia stanzetta in una casa lì vicino e poi sono stato invitato per un barbecue a casa del boss, ed è stata una serata incantevole.

Dopo la mangiata di carne e un po' di vino bianco, come nei nostri tipici meeting italiani, io e Rob abbiamo cominciato a parlare di Nepenthes in maniera molto coinvolgente, mentre potevo scorgere negli occhi di Diana una certa stanchezza e lo sguardo spento di chi non vuole parlare di lavoro. Rob parlava di tassonomia, di cloni in coltivazione, di illuminazione artificiale, di Adrian Slack, di esplorazioni durate settimane nei luoghi più sperduti, mentre io commentavo e chiedevo, chiedevo e commentavo, parlavo delle mie esperienze e di cosa pensavo si potesse fare per risolvere alcuni problemi e far crescere ancora meglio le loro piante. Rob sostiene di non essere un gran coltivatore, e di avere piuttosto una grande esperienza in fatto di piante in natura, mentre al vivaio c'è bisogno di qualcuno che "senta" le piante come, a suo parere, Diana e... il sottoscritto! Momenti di grande esaltazione. Alla fine Diana era esausta e sono andati a dormire. "Sei libero di fare tutti gli esperimenti che vuoi qui", mi ha detto Rob prima di andarsene, "abbiamo piante in abbondanza, le tue idee sono buone quanto le mie e non c'è limite al miglioramento".

Davvero un peccato che non ci siano state altre serate come quella. Due giorni dopo, i due capi sono ripartiti per le lowland e mi hanno lasciato in compagnia dello staff e delle piante, con i primi lavoretti da fare, inclusi la selezione e l'allestimento delle piante per gli esperimenti. Dopo aver osservato per soli due giorni migliaia di piante appartenenti a sessanta specie diverse, è molto difficile capire subito cosa non va, credetemi. Ho rivisto Rob poche volte da allora, io sempre sommerso di lavoro e lui quasi sempre nelle lowland, dove c'è l'ufficio di amministrazione. Le poche volte che passava qualche giorno a Lindulla, i miei momenti liberi erano pochi. Rob era il Lucignolo della situazione, mi proponeva di aiutarlo a riordinare le sue diapositive, mi chiedeva pareri sul sito, novità sulle piante e sugli esperimenti, ma venivamo regolarmente interrotti da Diana, che mi riportava al lavoro. La sera andavamo a cena fuori o guardavamo Friends e Sex and the City sulla TV via cavo, e finalmente mi svagavo anch'io. Il brutto di questo posto infatti è l'isolamento. La TV non prende perché siamo in mezzo alle montagne, la gente del luogo vive a un'ora a piedi da qui, parla molto male l'inglese e fa vita ritirata di famiglia nell'estrema povertà. Non ci sono negozi, strade, illuminazione notturna, nulla. Solo la montagna, le serre, casa mia e casa di Rob. Quando Diana tornava da Colombo, avevo a disposizione macchina e autista per fare rifornimento viveri. Meno male che c'era internet (salti di corrente e fulmini che distruggono la scheda madre a parte). Insomma, la vita è andata avanti così, tra molto lavoro, aria pulita, noia serale e coinvolgimento totale nelle piante. Sì, perché, incredibile a dirsi, anche se temevo l'esaurimento, cioè di arrivare a odiare le Nepenthes tante ce n'erano e tanto mi facevano sudare, la sera e la notte mi trovavo invece a pensare ancora ai metodi migliori per coltivarle, ai problemi di questa o quella pianta, e mi mancavano tanto le mie! Come ringraziamento finale, come se ce ne fosse bisogno, e come rimborso della spesa per il biglietto aereo, mi è stato fatto il più grande dei regali. Shopping! Non al supermercato ma nelle serre. Sono stato libero di scorrazzare in entrambi i vivai, scegliere esemplari di qualunque specie, e tutto mi verrà recapitato a casa completamente gratis, tramite uno dei distributori europei. Non penso che nella vita avrò un'altra occasione del genere, soprattutto con la possibilità di aguzzare furtivamente la vista per tre mesi per scegliere le piante migliori.

I risultati degli esperimenti e i dettagli sul mio lavoro (la selezione delle piante per la vendita, la costruzione di un campo di N. rajah e molte altre cose interessanti) posso risparmiarveli, ci vorrebbe un articolo a parte per ogni argomento, e casomai ne parleremo al meeting. Vi basti sapere, anche perché ci sono molte cose che restano segreto professionale, che il modo tradizionale di coltivare le Nepenthes resta a mio parere bene o male il migliore, e il modo in cui coltivano le piante qui è specificatamente adatto a queste condizioni ambientali, alla coltivazione di massa in serra e ai materiali disponibili nello Sri Lanka.