Nepenthes al sole?
Pubblicato online (2020).

Erano i primi anni '90, e un povero milanese disgraziato era costretto a portarsi la sua collezione di piante carnivore in vacanza perché non si fidava di lasciarla a mamma e/o papà. Si caricavano le piante in macchina e si partiva alla volta della riviera romagnola. Una volta raggiunto il bungalow, sarracenie e simili venivano messe nei loro sottovasi, i sottovasi sul tavolo, il tavolo al sole tutto il giorno. Le Nepenthes restavano in una serretta a cerniera, chiusa o semichiusa, all'ombra. Ricordo N. x coccinea e un ibrido di cui ancora non conosco i parenti. Il sole però non dava tregua al bungalow, e a una cert'ora raggiungeva la serretta, che andava aperta di corsa per evitare l'ebollizione. Fu in quel periodo che mi accorsi che le Nepenthes - che a Milano, lontano dalla finestra, umidissime, sotto una misera lampada ai vapori di mercurio, facevano una trappola all'anno - sembravano stranamente gradire quel pochino di sole, i viticci si allungavano e gli ascidi venivano prodotti a ritmi per me vertiginosi (uno al mese). Era tanto tempo fa, non ricordo quanto tempo ci misi a collegare i fatti, ma ricordo che quando una piccola collezione di specie sostituì quei due ibridi, tutte le mie Nepenthes in quel di Milano stavano ormai stabilmente dentro una serretta appiccicata a una porta finestra senza tende ed esposta a sud. Ormai era certo, più il sole abbondava come intensità e come ore, meglio stavano le piante. Più ascidi, più grandi, colori migliori, foglie più robuste. Facendo esperimenti coi neon, era chiaro che quattro tubi (70 cm) era il numero minimo, ma otto erano più che ben voluti, a massimo 20 cm dalle piante.

Internet era in fasce, poco si sapeva del loro ambiente naturale, ma gli esperimenti con le piante sacrificabili non lasciavano dubbi: una N. x ventrata tirata fuori dalla serra e sbattuta fuori al sole con le sarracenie in piena estate, dapprima si sbruciacchiava qua e là, ma poi si abituava e faceva foglie più robuste, con trappole più grosse e colorate anche rispetto alla crescita in serra davanti alla porta finestra. Posizione? Quinto piano, umidità 10%, sud, sole diretto tutto il giorno. Le specie però erano più esigenti, amavano il sole ma scendevano meno a patti con l'umidità, che sulla mia ringhierina era davvero troppo bassa.

Passano gli anni e passano gli esperimenti:
- serretta in plastica a tre piani non ermetica davanti a porta finestra.
- serretta in plastica a due piani ermetica con quattro neon sopra e quattro neon sotto.
- ripiani in metallo senza serra e lampada al sodio da 400 W.

Dopo il 2000 comincio esperienze che vanno oltre la mia porta di casa (in quel periodo, le Nepenthes in coltivazione erano comunque pochissime anche nelle tre o quattro collezioni celebri di carnivore che c'erano in Italia).
2000 - Orto Botanico di Pavia: intravedo una povera N. x coccinea nella serra delle piante tropicali, niente ascidi. Ormai la conosco, la inzuppo nell'acqua per reidratare il composto idrorepellente, la sposto fuori, vicino alle erbe aromatiche, al sole tutto il giorno, fondo del vaso sempre in acqua, per un po' si sbruciacchia, poi passa il resto dell'estate crescendo felice e coprendosi di ascidi rosso sangue.
2002 - primo viaggio in Thailandia: trovo N. mirabilis che cresce per terra (poco sopra l'equatore), in un prato e lungo l'autostrada, al sole tutto il giorno. Posizione? Tipo cactus, sabbia, 40°C.
2004 - secondo viaggio in Thailandia: trovo N. smilesii a 1300 m (tra tropico ed equatore). E' la stagione secca, le piante non sono il massimo. Ma di certo non crescono nella foresta. Crescono sul lato sud della montagna. Alcune tra i cespugli, meno vigorose. Altre in mezzo all'erba, molto più felici.
2004 - tre mesi a Borneo Exotics, Sri Lanka: un vivaio in pianura e uno in montagna a 500 m (equatore). Gli ultimi dubbi - se ancora c'erano - spariscono quando, al mio arrivo nella proprietà, vedo che nel giardino di fronte, assolato tutto il giorno, N. rafflesiana, N. gracilis e N. khasiana crescono in vasoni lasciati a se stessi, dai quali si arrampicano fino alla tettoia. Altre piante stanno su un balcone che prende solo poche ore di sole, ricordo N. albomarginata e N. reinwardtiana. Intendiamoci, tutte le altre piante vengono tenute nelle serre, ma per motivi precisi: 1) evitare più facilmente parassiti, malattie e animali vari, 2) evitare le piogge torrenziali, 3) evitare le conseguenze della stagione secca, molto calda e senza piogge, 4) evitare di far bruciare le piantine appena uscite dalla micropropagazione.
Le serre sono ombreggiate da teli. Perché ombreggiare in serra se le piante puoi lasciarle anche al sole? 1) perché le serre spesso (non lì) hanno il vetro, che può produrre il celebre effetto lente, amplificando la luce e sbruciacchiando qua e là, 2) perché le serre sono chiuse, e un posto chiuso, al sole e all'equatore rischia di andare oltre i 60°C se non ombreggi (meno luce che entra = meno effetto serra che intrappola caldo). Attenzione quando si parla di ombra: una cosa è far passare la luce attraverso un telo che ne abbassa l'intensità del 10%, 50%, o 80%; una cosa è mettere la pianta all'ombra di una parete o di un palazzo, perché quella è ombra totale.
Poi passo mesi nelle serre highland. Nel vivaio in montagna ci sono anche alcuni esemplari piantati all'esterno, in piena terra (argilla) e in pieno sole. Ricordo che una N. sanguinea e varie N. ventricosa (piene di fiori) crescevano così, al sole tutto il giorno. Su una parete verticale, parzialmente ombreggiate da una serra, c'erano molte altre specie. Ombreggiate da un telo tutto il giorno - ma sempre in terra - c'erano solo le N. rajah. Ne parlai con Rob (il proprietario, per chi non lo sapesse). Non posso citare le parole a memoria, ma più o meno il dialogo fu:
Rob: "Quelle piantate all'esterno sono esperimenti, ma è frustrante vedere che molte specie stanno meglio fuori, per terra, in quella terraccia, trascurate, piuttosto che nelle serre dove cerchiamo di accudirle al meglio".
Io: "In Europa c'è ancora molta gente che le tiene all'ombra, hanno paura che si brucino".
Rob: "Ah, roba da ridere! Sono abituate a stare al sole tra i due tropici tutto il giorno, figurati se vogliono l'ombra in Europa. Tanto più le highland, che non solo stanno all'equatore ma a 1000-3000 m, dove le radiazioni solari sono molto più intense. Anche la N. rajah, sul Kinabalu, cresce sui prati esposti al sole. Il nostro problema qua è la stagione secca, quando il sole è molto forte ma le piogge quasi assenti non aiutano a tenere alta l'umidità e bassa la temperatura. Siamo a solo 500 m (nota: 10°C di notte e 30°C di giorno), va bene per le specie intermedie, quelle davvero highland non sono entusiaste, fa troppo caldo".



Tempi moderni

Nel 2005 pubblico il mio libro. Parla delle piante carnivore in commercio in Italia. Per quanto riguarda le Nepenthes si va sul facile, nei negozi si trovano le ultimissime N. x coccinea e per il restante 90% si vedono solo N. x ventrata, con un 10% di N. x mixta e ibridi tra N. fusca e N. maxima. Le mie istruzioni sono chiare e semplici, lo scopo ancora di più: 1) sfatare il mito della Nepenthes come pianta che cresce nella giungla, che vuole umidità altissima e poca luce, 2) evitare che per i decenni successivi la gente mi/si chieda perché le Nepenthes che hanno messo all'ombra non fanno trappole benché vengano spruzzate quattordici volte al giorno. Raccomando di pensarci bene prima di toccare le radici, di abituare pian piano le piante a stare al sole tutto il giorno (il primo giorno un'ora, il secondo due, etc.), e di cercare di farle sopravvivere all'inverno, il periodo peggiore, quando tornano in casa ma l'umidità è davvero troppo bassa e le ore di luce molto poche. Raccomando altre cose, però 'nsomma, còmpratelo.

Poi vado avanti con la vita (2005-2015). Viaggio tanto in Thailandia, trovo molte altre specie, in habitat dove l'essere umano medio cuocerebbe entro un'ora, ma dove le Nepenthes stanno al sole tutto il giorno senza battere ciglio, con foglie e ascidi duri come il cuoio.



L'unica eccezione è N. ampullaria (eccezione thailandese, ma nel sud est asiatico ci sono altre eccezioni, vedi N. bicalcarata), quella cresce nella giungla davvero, e anche in Italia resta una pianta da terrario, niente balcone, vuole molta umidità. Visito i coltivatori thailandesi. Le zone di coltivazione con le piante da commerciare e le semine sono ombreggiate da teli, le zone con le piante ormai troppo grandi sono in pieno sole tutto il giorno. Alcuni non vendono, e tengono quasi tutto al sole.



Ma quando sbircio i forum italiani, qualcosa non va. C'è ancora un "Nepenthes all'ombra" che serpeggia. Per quanto alcuni osino consigliare qualche ora di sole al giorno, i coltivatori sembrano terrorizzati. Basta un poco di rosso su fusto o foglie che subito si urla alla bruciatura e si sbattono le piante nello sgabuzzino. Molti consigliano di nebulizzare più volte al giorno (inutile). L'immagine della liana della giungla è più forte di quanto pensassi, e c'è un altro fattore che viene a nuocere: tutte le altre carnivore all'ombra schiattano quasi subito, le Nepenthes hanno il difetto di sapersi adattare. All'ombra crescono male, deboli e senza trappole, ma crescono, e i più non si accorgono del problema. E' ancora il periodo in cui offro consulenze continue, a discapito della mia sanità mentale. Uno dopo l'altro, consiglio a tutti gli avventori di spostare gradualmente le loro piante al sole tutto il giorno, pure nel meridione, e una dopo l'altra vedo le loro Nepenthes tornare a sorridere e riempirsi di ascidi. 





Ma questo è anche il periodo in cui internet cresce, i coltivatori e le esigenze pure. Da N. x ventrata si passa a N. rajah con molta leggerezza, e sorgono altri problemi. "Sì, vogliono il sole, ma quella è una N. rajah, devi dargli 10°C di notte per tutto l'anno, pure in agosto, cosa l'hai comprata a fare che sei di Rimini?". E con forum, social, consigli dei vivai, il tutto abbinato al mio libro sugli scaffali a prendere polvere, aumentano le cavolate:
- "La mia pianta ha le foglie più basse gialle", "Spostala, troppo sole".
- "La mia pianta l'ho travasata ieri 15 agosto strappando metà delle radici e ora è moscia", "Spostala, troppo sole".
- "La mia pianta la fertilizzo di continuo ma non fa ascidi", "Spostala, troppo sole".
- "La mia pianta sta benissimo", "Spostala, troppo sole".
- "La base del fusto sta lignificando", "Spostala, troppo sole".
- "La mia pianta è fuori al sole ma non è troppo contenta, siamo solo a dicembre", "Spostala, troppo sole".
- "Non trovo lavoro", "Spostala, troppo sole".

Però sono positivo, chi ha letto il libro e sperimentato passerà parola e informerà gli altri, pian piano le nuove generazioni daranno le informazioni corrette.
Macché. Come se nulla fosse successo, il primo ventennio del nuovo secolo volge al termine e siamo al punto di prima. Piante tenute sempre all'ombra, senza manco un ascidio, tra chi consiglia: "Fertilizza" e chi consiglia: "Nebulizza più spesso". Così, per evitare di sgolarmi sulla tastiera di continuo, scrivo questa mia perché resti a disposizione dei posteri, e dei copia/incolla di chi copincollerà.
Poi è ovvio che un seedling che hai comprato a radice nuda l'altro ieri non lo puoi mettere al sole; è ovvio che le specie più esigenti vogliono più umidità e quindi devi usare un terrario e non puoi metterle sul balcone al sole (in giardino al sole spesso sì!); è ovvio che una pianta anche grande ma appena travasata disturbando le radici non puoi sbatterla subito al sole; è ovvio che una pianta che ha passato la vita in ambiente con poca luce e alta umidità (vedi garden center) non puoi sbatterla subito fuori al sole tutto il giorno come se niente fosse; è ovvio che una pianta che soffre il caldo non la puoi mettere al sole e te la devi giocare con le luci artificiali; è ovvio che se le piante sono in terrario non le puoi tenere al sole. Ma avete capito il concetto.
"Quindi il sole è una panacea che risolve qualunque problema?". No, prima devi sapere come si coltiva una pianta carnivora, poi come si coltiva una Nepenthes, per poter evitare una serie di errori comuni e poter invece seguire una serie di comuni raccomandazioni, ma per quello di nuovo rimando al libro.

Ma davvero nebulizzare...

Vedo molti in lacrime. "Ma... ma come... nebulizzare è... è...". Sì, è inutile, una mia bizzarra teoria all'inizio, confermata praticamente da tutti in seguito (primo decennio del nuovo secolo). Il motivo è semplice: se un ambiente è troppo secco, è perché l'umidità non stagna nell'aria. Quando nebulizzi in un ambiente secco, le piante sono di fatto al 100% di umidità finché coperte d'acqua, umidità che poi torna al 20% (in una casa media) appena l'acqua evapora, cioè dopo 10-20-30 minuti. Per avere un risultato si dovrebbe nebulizzare tutto il giorno ogni 30 minuti, pure di notte. Meglio abituarsi all'idea che la pianta se ne sta fregando di quel regalo di pochi minuti e che sta crescendo in realtà col 20% di umidità. Se un ambiente è molto umido (in serra), è inutile nebulizzare, si ottiene solo un rialzo occasionale (ad esempio da 70% a 100%), che può durare ore (perché qui l'umidità sì che stagna) ma di utilità discutibile. Un giardino ha un'umidità molto buona, tipo 50%. Puoi nebulizzare tutto il giardino e l'umidità si alzerà per una o più ore al 60-70%. Ne vale la pena? Comprate un igrometro e regolatevi.
"Ma allora è sempre inutile?". Ci sono rari casi in cui è essenziale:
Esempio 1: sono appena arrivate le piante, hanno passato due settimane in un pacchetto, le tiri fuori dal sacchettino di plastica moribonde, le rinvasi e le metti in terrario o sotto un altro sacchettino. Se le spruzzi prima di metterle in questo nuovo ambiente umido, le aiuti nel momento critico.
Esempio 2: pianta adulta appena travasata, radici disturbate, bistrattata, ambiente aperto, non dei migliori, ha un aspetto moscio, si rischia il collasso. Anche in questo frangente, avere qualche decina di minuti a umidità 100% aiuta a prendere tempo finché si prendono decisioni su spostamenti, posizioni e soluzioni al casino appena combinato. Se l'ammosciamento continua, nel caso del terrario si può nebulizzare di nuovo perché l'umidità lì durerà tanto, nel caso di ambiente aperto invece bisogna riempire gli ascidi d'acqua o trovare altre soluzioni più drastiche, tipo sacchettone, ma questa è un'altra storia.

Diciamolo, nebulizzare ha un altissimo potere evocativo, dà una grande soddisfazione. "Sono sicuro di aver notato un miglioramento", "Sono certo di vedere che apprezzano". Del tutto comprensibile. Ma vuoi mettere, nebulizzare e coprire con tante goccioline le nostre adorate e incredibili piante carnivore? Perché secondo te io non l'ho mai fatto? Non c'è scena cinematografica in interno serra che non mostri un attore che nebulizza orchidee o altre esotiche, l'estetica di quell'immagine ha un valore indiscutibile. Però no, non serve. Comunque si può sperimentare: prendete sei cloni uguali come dimensioni e stato di salute, metteteli nello stesso ambiente con umidità molto bassa, tre li nebulizzate tot volte al giorno e tre no (niente osmocote, non si bara; e nebulizzare non vuol dire innaffiare). Aspettate sei mesi di crescita estiva e fate delle foto prima e dopo.
Un'altra cosa: se volete nebulizzare, fatelo la sera. Se nebulizzate di giorno e le piante sono esposte al sole, rischiate qualche puntino di bruciatura e l'acqua evapora quasi subito. Almeno la sera non si rischia il puntino e l'acqua dura di più. Un altro piccolo ricordo: a Borneo Exotics, una mattina, uno degli addetti quasi rischiò il licenziamento. Preso dal potere evocativo, decise di avviare le innaffiature automatiche dall'alto verso le 11 del mattino. Rob da lontano sentì il ronzio dell'acqua e corse a scornarlo. "Noooo! MAI bagnare dall'alto dopo le 10! Mai! Molto male! Molto male!". Nei giorni a seguire molte piante riportarono macchione marroni qua e là. Però erano in serra (foglie meno spesse e più sensibili), oltre che all'equatore e a 500 m. Se ogni volta che piove e torna il sole sulle Nepenthes queste si bruciano, sarebbero estinte. 

E poi tanti fertilizzano e allora anch'io ho pensato...

E io ti capisco. Ma dammi retta, evita, rischi più danni che altro. Pensa a nutrire gli ascidi, le tue piante ne saranno felicissime. Quando avrai una ventina di specie diverse in terrario e noterai un preoccupante ingiallimento lungo il lato delle foglie di alcune specie, si vedrà se è il caso di fertilizzare o lavorare sulle luci. Se hai due ibridi comprati al centro commerciale, non pensare al fertilizzante.